Addio a Stefano Benni, maestro di ironia e fantasia: l’ultimo saluto allo scrittore visionario

Stefano Benni, scrittore, giornalista, poeta e sceneggiatore tra i più originali e amati della narrativa italiana contemporanea, si è spento a Bologna, città dove era nato il 12 agosto 1947, all’età di 78 anni.
Da tempo combatteva contro una malattia che, pur logorandolo nel fisico, non è riuscita a spegnere il suo spirito libero, ironico e affilato. Autore visionario e inclassificabile, Benni ha raccontato l’Italia con uno sguardo unico, mescolando satira politica, poesia surreale, invettiva civile e umorismo anarchico.
Un universo letterario originale e riconoscibile
La sua produzione ha attraversato generi e decenni senza mai perdere freschezza e originalità. Con oltre venti romanzi e raccolte di racconti pubblicati da Feltrinelli, tra cui Bar Sport, Terra!, Baol, La Compagnia dei Celestini, Elianto, Saltatempo, Achille piè veloce e Margherita Dolcevita, Benni ha creato un mondo popolato da personaggi eccentrici e grotteschi, spesso vittime di una società cinica e disumanizzante, ma sempre carichi di umanità e ironia.
Umorismo, giornalismo e impegno civile
Oltre alla narrativa, Benni ha scritto per testate importanti come L’Espresso, Panorama, Il Manifesto, La Repubblica, Cuore e Linus, usando la sua penna per smascherare le ipocrisie della politica e della cultura italiana. Fu anche autore televisivo, tra i primi a collaborare con un giovane Beppe Grillo. Il suo umorismo, mai compiacente, nascondeva sempre una sensibilità profonda per le ingiustizie e un amore viscerale per la libertà e l’arte.

Una carriera poliedrica e ricca di sperimentazioni
Negli anni Benni ha ampliato il suo repertorio scrivendo testi teatrali, poesie, favole, opere musicali e graphic novel. Tra i suoi lavori più recenti si ricordano Giura (2020), il poema Dancing Paradiso (2019) e il docufilm autobiografico Le avventure del Lupo (2018). Il soprannome “il Lupo”, che lo accompagnava sin dall’infanzia, era legato ai boschi dell’Appennino bolognese e simboleggiava il suo spirito solitario, ribelle e indomito.
Difensore della cultura e della scuola pubblica
Stefano Benni è stato anche un grande sostenitore della scuola pubblica e della cultura come bene comune. Nel 2015 rifiutò il Premio Vittorio De Sica per protestare contro i tagli all’istruzione e alla cultura. I suoi libri, tradotti in oltre 30 lingue, hanno conquistato lettori di tutte le età, riuscendo a unire leggerezza e profondità, impegno e immaginazione. Amico fraterno di Daniel Pennac, ha promosso la traduzione italiana delle prime opere dello scrittore francese, dando vita a uno dei sodalizi letterari più noti in Europa.