La7, Corrado Formigli attacca Giorgia Meloni: “Le scalette ce le scriviamo da soli”

La7, Corrado Formigli attacca Giorgia Meloni: “Le scalette ce le scriviamo da soli”

Ieri sera, giovedì 18 settembre, durante il monologo d’apertura della puntata di Piazzapulita su La7, Corrado Formigli non ha risparmiato parole molto dure nei confronti della premier Giorgia Meloni, sottolineando la linea editoriale autonoma della trasmissione e ribadendo il principio di indipendenza della redazione rispetto ai partiti politici e alla politica in generale.

Il conduttore ha voluto replicare a un post pubblicato da Fratelli d’Italia, che accusava il programma di non aver trattato alcuni temi di attualità, tra cui il caso dell’omicidio di Charlie Kirk negli Stati Uniti. Con tono diretto e ironico, Formigli ha dichiarato:

“Le scalette ce le scriviamo da soli… provi col Tg1, magari sarà più fortunata”, chiudendo così con una stoccata particolarmente pungente nei confronti della Presidente del Consiglio.

Già in passato, Formigli aveva rivolto critiche a Meloni, sottolineando come la premier abbia declinato più volte gli inviti a intervenire in studio.

Nel monologo di ieri, il conduttore ha ricordato un particolare fuorionda della premier, registrato durante la sua visita a Donald Trump qualche giorno fa, in cui la stessa Meloni ammetteva di sopportare con difficoltà la pressione dei giornalisti italiani e di essersi sottratta alle loro domande per circa 250 giorni.

Stampa, politica e conflitti di interesse

Formigli ha poi messo in evidenza la contraddizione tra le dichiarazioni della premier, che sostiene di apprezzare giornali ed editori privi di conflitti di interesse, e la realtà dell’editoria italiana di destra.

Alcuni quotidiani, come Libero, Il Tempo e Il Giornale, sono controllati da un unico editore, Angelo Angelucci, che è al contempo deputato della destra e proprietario di numerose cliniche private. Il conduttore ha ironizzato:

“Direi proprio un prototipo umano di conflitto di interesse semovente”, evidenziando come la questione dei conflitti tra politica e editoria sia ancora oggi di grande attualità.

Formigli ha inoltre precisato di non aver parlato dell’omicidio di Charlie Kirk, ma di aver tralasciato altre notizie di cronaca rilevanti. Tra queste, una donna ucraina uccisa negli Stati Uniti da un uomo di colore, un giornalista di La7 in stato di alterazione che inneggiava alle Brigate Rosse, e una cronista de La Stampa allontanata dalla Flotilla diretta a Gaza.

Con queste puntualizzazioni, il conduttore ha ribadito l’autonomia della trasmissione, sottolineando che la redazione definisce in completa libertà i contenuti e l’ordine delle scalette: “Voglio tranquillizzare la Presidente del Consiglio… noi le scalette ce le scriviamo da soli. Magari provi con il Tg1, sarà più fortunata”.

Autonomia delle redazioni e confronto internazionale

Al momento, né la Presidente del Consiglio né il Tg1 hanno rilasciato dichiarazioni ufficiali in merito al monologo di Formigli.

Dopo il monologo, la puntata ha proseguito con un dibattito acceso su temi di grande attualità, come l’autonomia delle redazioni giornalistiche, la libertà di informazione e l’equilibrio tra politica e media, argomenti che stanno diventando sempre più centrali nel dibattito pubblico italiano.

Non è un caso che la questione stia facendo discutere anche negli Stati Uniti, dove recentemente la chiusura del talk show di Stephen Colbert e la sospensione del Jimmy Kimmel Show hanno scatenato un acceso dibattito.

Entrambi i programmi erano stati criticati da Donald Trump per i monologhi in cui i conduttori commentavano l’omicidio di Charlie Kirk. Trump, intervenendo sulla vicenda, ha definito Colbert e Kimmel “personaggi privi di talento” e si è detto soddisfatto della chiusura di trasmissioni che avevano più volte attaccato la sua amministrazione.

La vicenda solleva quindi interrogativi sulla libertà dei giornalisti di trattare temi delicati e sull’equilibrio necessario tra critica politica e autonomia editoriale, un tema che in Italia e all’estero continua a essere centrale nel dibattito pubblico e mediatico.

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