Rai1, bufera a UnoMattina in Famiglia: “Come si riconosce un gay? Ho i radar, basta un gesto”

urante l’ultima puntata di UnoMattina in Famiglia, il talk show del weekend di Rai1 condotto da Ingrid Muccitelli, si è acceso un acceso dibattito sul tema dell’omosessualità. Le parole utilizzate nel confronto con Alessandro Cecchi Paone e Concita Borrelli hanno scatenato immediate polemiche, soprattutto sui social, dove in molti hanno denunciato la diffusione di stereotipi considerati ormai superati.
Le domande controverse di Ingrid Muccitelli
Nel corso della discussione, Muccitelli ha posto una domanda che ha sollevato perplessità e reazioni negative: “Un parrucchiere gay ha davvero tutta questa manualità, sensibilità e charme rispetto comunque a un parrucchiere etero?”.
Una riflessione che ha subito trovato la replica di Concita Borrelli, giornalista e autrice televisiva: “Detto così mi fa i brividi”.
La conduttrice ha poi insistito con un’altra osservazione: “Perché nella moda la maggior parte delle persone sono gay? Ci sono pochissimi etero, come nella danza… ma il gay come si riconosce?”.
La replica di Borrelli e Cecchi Paone
Su questo punto è intervenuta nuovamente Borrelli, dichiarando: “Il gay si riconosce. Dai, usciamo da tutte le ipocrisie, si riconosce”.
A quel punto Cecchi Paone ha ribattuto con tono critico: “Tu lo riconosci”.
La giornalista ha allora rincarato la dose sostenendo: “Io ho i radar. Basta un gesto, una parola, un ammiccamento della bocca”.
Le reazioni del pubblico e la bufera online
Le parole pronunciate nello studio Rai hanno provocato un’ondata di indignazione. Il giornalista Giuseppe Candela è stato tra i primi a commentare: “Ma davvero è andata in onda questa robaccia?”.
A lui si sono aggiunti numerosi utenti, che hanno definito il dialogo “agghiacciante” e “una carrellata di luoghi comuni e stereotipi che neanche nel 1982”.
Il dibattito, nato con l’intento di affrontare un tema delicato, ha finito quindi per alimentare polemiche e critiche sulla rappresentazione televisiva delle persone LGBTQ+, aprendo un nuovo fronte di discussione sull’uso dei cliché nel servizio pubblico.