Nordio contro Gratteri? La polemica sulle “Lezioni di Mafie” di La7

C’era da aspettarselo: il Guardasigilli Carlo Nordio ha espresso dubbi nei confronti del procuratore di Napoli Nicola Gratteri e della sua partecipazione al programma di La7 “Lezioni di Mafie”.
La critica è stata formalizzata nella risposta all’interrogazione del deputato forzista Pietro Pittalis, dove il ministro evidenzia le delicatezze legate alla presenza di magistrati in trasmissioni televisive, soprattutto quando ricoprono incarichi di vertice.
Nordio sottolinea che, sebbene attualmente non esista una norma che vieti a Gratteri di condurre la trasmissione, “la delicatezza del tema insito nell’esposizione mediatica dei magistrati… impone una seria riflessione sull’adeguatezza dell’attuale quadro normativo”. Tradotto: il Guardasigilli ritiene necessario valutare se le regole attuali siano sufficienti a tutelare il prestigio dell’ordine giudiziario e l’immagine di imparzialità dei magistrati.
Ma il ministro va oltre. Nella sua risposta a Pittalis, precisa che eventuali contestazioni sulla partecipazione di Gratteri dovranno avvenire solo al termine delle puntate, valutando la natura dei contenuti e il modo in cui sono stati presentati. In altre parole, Nordio vuole prima vedere il programma per verificare eventuali criticità, lasciando intendere che qualsiasi contestazione sarebbe posticipata a un’analisi successiva.
Nonostante le critiche preventive, il Guardasigilli ammette che, secondo le attuali norme del Consiglio Superiore della Magistratura (Csm), “la partecipazione a trasmissioni televisive rientra nel novero delle attività liberamente espletabili dal magistrato senza alcuna autorizzazione o preventiva comunicazione”, fatta eccezione per programmi programmati e continuativi in cui vengono trattate vicende giudiziarie non ancora concluse.
Nel caso di Gratteri, le “Lezioni di Mafie” trattano fatti storici e già chiusi, senza alcun coinvolgimento diretto in procedimenti in corso, e vengono realizzate a titolo gratuito, durante periodi di ferie, senza interferire con i suoi compiti di capo della procura di Napoli.

L’interrogazione di Pittalis, già vicepresidente della Commissione Giustizia della Camera, mette in discussione la “opportunità e legittimità” della partecipazione del procuratore al programma, citando la necessità di un “interesse pubblico effettivo e oggettivo” e l’assenza di qualsiasi pregiudizio per l’immagine del magistrato o per il prestigio della magistratura.
Tuttavia, chi ha seguito le puntate non può non riconoscere l’evidente valore educativo e civico del progetto: Gratteri racconta la storia della ‘ndrangheta, dei sequestri, dei traffici di droga e delle operazioni di polizia, spiegando dinamiche complesse con un linguaggio chiaro e accessibile. L’interesse pubblico è dunque tangibile, e gli applausi degli studenti che partecipano alle registrazioni lo confermano.
Nordio stesso riconosce il bilanciamento delicato tra la libertà di espressione dei magistrati e l’imparzialità della funzione giurisdizionale. Secondo la circolare del Csm, le attività extragiudiziarie si dividono in tre categorie: libere, vietate o soggette ad autorizzazione. Le Lezioni di Mafie rientrano nelle attività libere, trattando vicende concluse e senza conflitti di interesse.
Oltre alla trasmissione, Gratteri si distingue anche per la sua indipendenza istituzionale. Sempre fuori dalle correnti e autonomo nelle posizioni, ha espresso più volte il proprio dissenso verso la separazione delle carriere dei magistrati, una legge costituzionale sostenuta da Forza Italia, sostenendo che potrebbe indebolire la possibilità di fare giustizia.
In definitiva, la polemica Nordio-Gratteri evidenzia un contrasto tra prudenza istituzionale e trasparenza educativa: da un lato la necessità di tutelare l’immagine dei magistrati, dall’altro il valore pubblico e didattico di portare la conoscenza del fenomeno mafioso a un pubblico più ampio. Le “Lezioni di Mafie” dimostrano che è possibile combinare informazione rigorosa e comunicazione efficace, senza compromettere il ruolo del magistrato.