Corrado Augias, la confessione a 90 anni: “Non temo la morte. Un collega scelse la morfina, ho ancora il numero del medico”

Corrado Augias, la confessione a 90 anni: “Non temo la morte. Un collega scelse la morfina, ho ancora il numero del medico”

A novant’anni, Corrado Augias torna in televisione con La Torre di Babele, programma che riprende il filo dei grandi temi culturali e filosofici. La prima puntata sarà dedicata a San Francesco, figura che il giornalista definisce “poco umile ma teatrale, ardente”. Augias, che si dichiara ateo ma profondamente rispettoso della spiritualità altrui, spiega: “Non credo in un Dio, ma allargo l’idea di amore verso i miei simili”.

Ricordi e aneddoti di una lunga carriera

Dalla sua lunga carriera emergono incontri, episodi e ricordi memorabili. In un’intervista al Corriere della Sera, Augias racconta: “Fu grazie a Telefono Giallo che si riaprirono le indagini su Ustica: ricevemmo una telefonata anonima sulle tracce radar. Paolo Borsellino decise di indagare e poi mi ringraziò personalmente”. Un episodio che custodisce con orgoglio e che segna un momento importante della sua carriera giornalistica.

Non mancano però ombre e polemiche. Negli anni Novanta circolò la voce che Augias fosse una spia al soldo di Praga. “Un equivoco: un agente vero, per giustificare la sua permanenza a Roma, disse ai suoi di avermi ingaggiato. Io non ne sapevo nulla”, chiarisce il giornalista.

Il rapporto con colleghi e intellettuali è stato spesso spigoloso. “Con Michela Murgia non avevo un buon rapporto, anche se ne riconoscevo i meriti”, racconta. Con Claudio Abbado ci fu un litigio per un’intervista saltata all’ultimo momento, poi arrivò la riconciliazione. Su Alberto Moravia, afferma: “Romanzi fondamentali come Gli indifferenti, ma in seguito si mise a fare routine di scrittura”. Ricorda anche Eugenio Scalfari, “capace ma anche spietato”, Enrico Berlinguer, “esempio di onestà”, e Silvio Berlusconi, che lo accusò di parlare come un uomo del Kgb: “Poi lui è diventato amico di Putin”.

Opinioni sul presente e sul futuro

Per quanto riguarda il futuro politico e sociale, Augias dichiara di guardare alla sinistra con spirito critico ma senza rassegnazione: “Renzi, se si liberasse della sua egolatria, sarebbe ancora un ottimo leader”. Sul presente invece commenta figure come Elon Musk, definito “un genio”, ma confessa timore per l’incontro con Donald Trump.

Riflessioni sulla morte e il suicidio assistito

A novant’anni, Augias parla della morte con serenità. “Ho paura di poche cose, di certo non della morte”, ammette. Aggiunge con realismo: “Saremo tutti dimenticati”. Ma la sua riflessione si spinge anche oltre, suggerendo una posizione favorevole al suicidio assistito in caso di malattia grave: “Un grandissimo collega del quale non farò il nome era molto malato, fece venire a casa il medico e, nel più totale silenzio, si fece iniettare una doppia dose di morfina. Tutto fatto, tutto sistemato, senza clamori. Bene, io ho nome e numero di quel medico”.

La carriera di Augias e il ritorno con La Torre di Babele dimostrano come, anche a novant’anni, la curiosità culturale e la passione per il racconto restino intatte, così come il coraggio di affrontare i temi più delicati della vita e della morte con sincerità e lucidità.

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